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Con ciò non si vuole però giustificare scontro , violenza ed offesa ,ma solo evidenziare che nel confronto un certo grado di conflittualità pare sia quasi fisiologica ed inevitabile , e che imparare da se stessi , evitando di cadere in una spirale di reazioni di attacco e difesa è un'arte imprescindibile , come basilare presupposto di una concreta maturità personale.

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4 partecipanti

    Autocolpevolizzazione

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    Messaggio Da zyg Dom Gen 23 2011, 16:31



    Una delle regole di Chomsky* viene abbondantemente trattata in diversi testi di Zygmunt Bauman, è quella di addossare la colpa della povertà al povero stesso. Nella società dei consumatori cittadini di diritto sono solo coloro che possono permettersi di comprare, chi non può farlo è uno scarto della società, non contribuisce al mercato, ma lungi dall'essere compreso, tutelato, aiutato, viene percepito come peso per la società, e a lui si addossa l'intera colpa per sue inadeguatezze tutte personali delle quali lo stesso diretto interessato si convince. Autocolpevolizzandosi. Chomsky vede in questa autocolpevolizazione la mancata reazione allo stato di cose, nessun tentativo di cambiare, ma tutto si mantiene com'è, la rivoluzione non è pensabile. Spesso in situazioni di crisi quando non si intravedono o non si vogliono intravedere le soluzioni si individua nella fascia più debole il capro espiatorio per spostare l'attenzione, intere campagne politiche poggiano su queste basi, raccolgono facili consensi, pensiamo a una delle ultime uscite di un politico leghista che considera l'Abruzzo ormai un peso morto.

    _____________________
    *La norma numero nove è quella del “senso di colpa”, e quindi: «Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto-svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è ribaltamento né rivoluzione, non c’è nessuna possibilità di cambiamento in senso democratico»
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    Messaggio Da Kame Dom Gen 23 2011, 16:54

    La parola d'ordine in questo caso è autoconsapevolezza, la dove un povero viene incolpato ed esso risponde a questa azione è chiaro che non ha le armi ma quando un povero è consapevole di chi è(al di la delle logiche umane) allora non ci sarà mai nessuno che lo potrà colpevolizzare, ovvero lo potrà fare ma senza scalfire neppure la sua superficie.



    Edit: mancava il verbo in neretto


    Ultima modifica di Kame il Mar Gen 25 2011, 23:50 - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da vernunft Dom Gen 23 2011, 17:49

    Penso in tutta modestia che quanto detto da Bauman corrisponda ampiamente alla realtà.Le logiche comuni rispetto a chi ad esempio è in cassa integrazione,alternano posizioni di rigida pietà al tono più soffuso della commiserazione.La commiserazione di per se ancora più tacitamente è un sentimento della distanza,ovvero se ti posso commiserare è solo perchè non vivo nel tuo stato.Sempre meno spesso in queste logiche si pensa alla realtà della causa,ovvero come nel mondo capitalista non si estingua la povertà ne effettivamente la si riduca,ma le si dia il minimo indispensabile,e non sempre,affinchè non possa assurgere a stato patologico.Si pensa solo alla realtà diretta degli effetti,la povertà stessa,alla quale si pensa poi di poter addurre in un procedimento inverso la suddetta causa,ovviamente una pura supposizione più o meno benigna.L'esempio dell'abruzzo calza,diviene possibile in questa logica dimenticare la causa vera,puramente accidentale,del terremoto,e si tende a far di tutta l'erba un fascio con la questione del meridione.A sua volta la questione meridione non pensa alle cause storiche della disparità,ma solo alla supposizione che i meridionali non vogliano lavorare.Peraltro io sono meridionale Smile

    In questo l'irreflessività della gente contribuisce al processo dell'autocolpevolizzazione,che altro non è se il secolare trionfare della voce del più forte :

    i plebei fanno schifo
    gli aristocratici fanno schifo
    i comunisti fanno schifo

    E chissà cos'altro ci sarà ancora
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    Messaggio Da vernunft Dom Gen 23 2011, 17:52

    P.S. Se sembra che si sia fatto del marxismo,è solo perchè in certo senso le teorie di Marx possono contenere delle verità.Ciò non toglie che la mia opinione sia più incline concretamente alla critica della ragion dialettica di Sartre,e astrattamente a Hegel.

    Perdona il piccolo chiarimento fuori tema
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    Messaggio Da zyg Lun Gen 24 2011, 13:12

    Fai pure tutti i chiarimenti che vuoi e gli off topic tanto è talmente bello leggerti, hai una bellissima testa e offri sempre nuovi spunti di riflessione e anche se faccio molta fatica a seguirti, non conosco tutti i filosofi che citi e relativi pensieri è una occasione per me per allargare lo sguardo, infatti solo guardando alla storia, quella delle guerre e quella del pensiero si riesce a comprendere a fondo il presente. Come dicevo di là oggi forse quello che manca sono le idee, i grandi ideali sono crollati, il capitalismo lo stiamo vedendo nel suo totale fallimento, il comunismo è fuori tempo inattuabile, impensabile oggi, le destre devono fare i conti con le loro facce impresentabili per le vittime del passato che hanno mietuto, e rifarsi il look le religioni anche si devono adattare a questi tempi al confronto quando non lo scontro con tutte le altre e i pensieri atei e laici che il mondo globalizzato impone oggi. C'è chi guarda a questo periodo come la fine della storia come Fukuyama, e chi sostiene che c'è ancora una guerra, lo scontro di civiltà come Huntington, Castells vede nel rafforzarsi delle identità locali, etniche, religiose, nei fanatismi la reazione a un mondo globalizzato che ci impone sempre più di confrontarci con la diversità, ma nessuna idea comune che muova, un ideale comune forte che unisca. Mi torna in mente Dotsoevskij, con l'Inquisitore che rimprovera a Gesù di aver voluto lasciare libero l'uomo e lo ha quindi condannato alla sua libertà che l'uomo non vorrebbe, oggi è la libertà che viene usata come capo d'accusa per chi si ritrova ai margini della società. i clochard sarebero gli unici responsabili del loro fallimento perché in regime di libertà di scelta totale hanno fatto la scelta sbagliata.
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    Messaggio Da vernunft Lun Gen 24 2011, 15:37

    Ti ringrazio del bel complimento anche non penso decisamente di potermelo meritare ahahahahah Smile
    Ti chiedo inoltre scusa se sono difficile da leggere,un po' in merito alla mia incapacità personale un po' in merito al fatto che è effettivamente difficile spiegarsi bene in poche righe e dunque tendo a dare alcune cose per scontate.

    Comunque,io alla politica e alle religioni non ho mai pensato di dare un vero statuto ontologico;le considero più come una diaspora di quella che è un unica confessione naturale dell'essere uomini.Per questo mi viene cosi semplice sognare una società finalizzata al bene comune massimale,che prescinda poi da quella che è la lecita scelta all'urna.Chiaramente si parla di uno spettro per la nostra nazione,un parlamento in linea di massima unito nelle fazioni sulle questioni riguardanti il benessere del popolo.Con tutte le detrazioni dovute,era quanto faceva Craxi fra DC e PCI....Moro prima di lui.Una tale prospettiva è uno spettro più spaventoso per le lobby di quanto era stato il comunismo per Metternich e Guizot.

    Mio modesto parere è che Castells abbia profondamente ragione.L'uomo è molto più provinciale di quanto possa pensare,la stessa politica,che dovrebbe essere la sublimazione dell'essere animali sociali,è al giorno d'oggi più che mai la concretizzazione delle ansie provincialiste.Lo stesso comunismo è una versione provinciale del marxismo,ed il principale difetto del marxismo (come ben espone Sartre,forse il marxista più colto di tutti i tempi)è il considerare l'individuo come classe,e non come individuo.In un certo senso a pensarci offre in questo senso la stessa moneta di tutti i partiti.Questo perchè l'individuo è pur sempre animale(seppur razionale)e ha bisogno di un gruppo per identificarsi,un gruppo sempre meno razionale e proteso al fine comune man mano che la comprensione della società stessa si fa labile.In questo senso la globalizzazione è maestra di oscurantismo,nella maniera più semplice che si possa intendere:della milioni di notizie ogni giorno per necessità sono scritte solo alcune nei vari organi di divulgazione,e vengono accuratamente filtrate secondo ciò che è più opportuno conoscere.Un virus dell'informazione la cui causa è la stessa sovrabbondanza di notizie esistenti.Siamo globalizzati,certo,conosciamo quello che accade in Cina in tempo reale,ma conosciamo solo ciò che nella nostra ottica provinciale possiamo digerire e apprezzare.Se la mettiamo cosi,non c'è nulla di più provinciale della globalizzazione;tutto il mondo è il mondo come lo si intende in questo paese.

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    Messaggio Da zyg Lun Gen 24 2011, 18:01

    Non scusarti, va benissimo quello che scrivi e come lo scrivi, quando mi mancano delle conoscenze me le cerco, sennò a che serve tutta questa tecnologia se non a far crescere la conoscenza?
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    Messaggio Da zyg Lun Gen 24 2011, 20:40

    Forse torneremo ai tempi delle tribù chiusi ognuno nel suo clan etnico, religioso, totalmente presi dalle lotte colla tribù più prossima e sempre meno consapevoli delle trasformazioni che avvengono nel mondo
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    Messaggio Da vernunft Mar Gen 25 2011, 17:09

    Mi è cosi difficile pensare al futuro.....è come pensare ad un equazione di infinite variabili e probabilità.Peraltro il futuro è in costruzione istante per istante,ed ogni nuova imprevedibile variabile può risultare fondamentale nel costruirsi degli eventi.Se però l'evoluzione,che non è unicamente biologica,può insegnarci qualcosa è che le comunità si fanno sempre più grandi,come sempre più grandi e variegati sono i bisogni dell'uomo.Dunque è probabile che vi sia sempre di più un' integrazione formale fra gli individui ed un accrescimento strutturale sempre più massiccio della società,ma non essendovi un chiaro sostrato di emancipazione spirituale e culturale alla base del sistema,la realtà effettiva e concreta verrebbe a risultare diasporica.
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    Messaggio Da laquo Mar Gen 25 2011, 23:47

    Non ho letto tutti gli interventi e quindi mi riservo di intervenire nuovamente,

    ora ho solo poche parole:

    - un povero non fa paura finché non ha cultura;
    un povero che non si renda conto della sua condizione di povertà è menomato nelle sue capacità di ribellione e di rivalutazione sociale.

    - la colpevolizzazione dell'altro anche in assenza di altri argomenti, è un'arma efficacissima e deleteria ed effettivamente stimola in un rapporto di forza una comprensione distorta da parte del più debole, che arriva a credersi consapevolmente "reo".


    Ottimo e stimolante post zyg, complimenti, appena avrò un po' più di pazienza interverrò nuovamente.


    Nota
    "reo" lo uso nell'accezione seconda secondo il vocabolario treccani.


    http://www.treccani.it/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/R/VIT_III_R_096440.xml

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