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Kame
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    Messaggio Da luomodelponte Sab Feb 05 2011, 15:14

    Luomo si protende mente e cuore sempre verso ciò che considera le sue legittime aspirazioni , mete e finalità .
    Che cosa è che in buona misura ne determina il conseguimento ed il successo???
    Il segreto è nell'intensità del desiderio che ci anima e nello sforzo messo in atto .
    Così è per tutti gli ambiti personali , nello studio , nel lavoro , in amore , in famoglia .
    Ma allora quanto più lo è in ambito spirituale???
    L'essenza della ricerca esistenziale e la speranza di successo , risiede esattamente nella preminenza e nell'importanza che diamo ai valori e ai significati peraltro fondanti della Realtà dell'Esistenza.
    Il motore che ci spinge in ambito spirituale è un sentimento , e un anelito insieme , il desiderio di pervenire a una comprensione e percezione completa e funzionale della vita e della morte.
    Ecco perchè una certa persona ci assicurò : "Chiedete e vi sarà dato , bussate e vi sarà aperto...."
    Questo è l'unico ambito in cui hanno senso queste parole , non certo per chiedere aiuto materiale e miracoli ed effetti speciali.
    Chiedere è un atteggiamento preciso e il suo effetto è già ottenere , ricevere, poichè otteniamo e riceviamo istantaneamente nel desiderio che ci pervade.
    OGNI cosa è preordinata al nostro accrescimento , tutto vuole trarci verso il regno della consapevolezza , ma a patto di renderci idonei a tali grandiosità.
    Morale della favola??!!

    Gesù disse :
    Cercate prima il Regno dei cieli e il resto vi sarà dato in abbondanza....
    Chiedete e vi sarà dato , bussate e vi sarà aperto .......

    Baha'ù'llàh nelle "Parole celate" proclama:
    5. O FIGLIO DELL'ESSERE!
    AmaMi acciocché Io possa amarti. Se tu non M'ami, il Mio
    amore non potrà mai raggiungerti. Sappilo, o Mio servo.



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    Messaggio Da Kame Sab Feb 05 2011, 15:48

    L'Amore dello Spirito in un certo senso ci ha già raggiunto, semmai siamo noi che o accettiamo e quindi nel tuo gergo "chiediamo" oppure rifiutiamo o in un gergo più comune "non facciamo nulla".
    Quindi secondo me non è già l'Amore che non ci potrà mai raggiungere ma è la fuga da questo amore che ce lo rende distante, tanto che ad una certa distanza si parla ormai di morte dell'anima non già intesa misticamente (dato che i mistici per morte dell'anima intendevano un passaggio di oscurità o di prova) ma come vera morte spirituale. E allora le parole di BAha'ù'llàh corrisponderebbero, a mio giudizio. Infatti quando ormai l'anima muore, ossia si è così allontanata ed ha rinunciato per sempre allora questo Amore non potrà mai raggiungerla.
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    Messaggio Da luomodelponte Sab Feb 05 2011, 17:06

    mi vengono in mente 2 considerazioni ...
    - noi abbiamo 2 dimensioni comunicanti L'ESTERNO E L'INTERNO , All'interno siamo soli con Dio e le nostre porte possono essere aperte , chiuse o socchiuse , se siamo riusciti ad aprirle il sole potrà raggungerci in una misura corrispondente .
    All'esterno siamo collegati tutti attraverso l'inconscio e la nostra percezione cambia secondo quanto e cosa realizzano gli individui intorno a noi , è struggente saperlo .....
    Quello che dobbiamo rivalutare è il nostro sentimento ....è là che possiamo riscoprire e assaporare il calore e il tiepore dell'attimo fuggente.... sunny
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    Messaggio Da Kame Dom Feb 06 2011, 01:19

    L'inconscio non esiste nel modo come ci viene rappresentato, l'inconscio per noi non è nulla.
    Il sentimento è qualcosa che non ha a che vedere nulla con il cammino, il sentimento è passato, non morto ma sublimato. Very Happy
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    Messaggio Da occhi_che_sorridono Mar Feb 08 2011, 12:54

    ..E se il segreto fosse: NON desiderare???

    Noi passiamo incessantemente da un desiderio a quello successivo, in un vortice di sempre nuove mete e nuovi desideri...E se il segreto fosse vivere pienamente il presente ? E se il segreto fosse non desiderare nulla in più di quello che abbiamo ma sviluppare pienamente quello che ci è dato ?

    L'unico desiderio che riesco a legittimare completamente è il "desiderio d'Essere", la famosa “sequela di Cristo”: che i nostri desideri siano plasmati sui suoi, vivendo noi in Lui e Lui in noi.
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    Messaggio Da anna Mar Feb 08 2011, 16:15

    occhi_che_sorridono ha scritto:..E se il segreto fosse: NON desiderare???

    Noi passiamo incessantemente da un desiderio a quello successivo, in un vortice di sempre nuove mete e nuovi desideri...E se il segreto fosse vivere pienamente il presente ? E se il segreto fosse non desiderare nulla in più di quello che abbiamo ma sviluppare pienamente quello che ci è dato ?

    L'unico desiderio che riesco a legittimare completamente è il "desiderio d'Essere", la famosa “sequela di Cristo”: che i nostri desideri siano plasmati sui suoi, vivendo noi in Lui e Lui in noi.


    Personalmente posso dire di vivere la prima parte del tuo pensiero, mi sono sempre ritenuta una donna fortunata, nel lavoro, nell'amore, nella famiglia..mi basta e questo mi porta continuamente a leggermi dentro, cercare di godere di ciò che ho.

    Il tuo secondo pensiero non riesco a viverlo pienamente perchè piena di dubbi di domande senza risposta.
    Continuo a leggervi come continuo a parlare con chi ha una religione più salda della mia. Si vedrà in futuro.
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    Messaggio Da luomodelponte Mar Feb 08 2011, 17:28

    Il non desiderio , l'essere finalmente paghi di niente è certo la meta ultima nella strategia della vita, dobbiamo non essere attaccati al risultato dell'azione , ma l'azione è l'unico strumento di crescita che abbiamo ,così il desiderio di giungere adeguatamente nei regni interiori dello spirito deve spronarci alla ricerca , al cofronto , allo studio e alla riflessione , ma non affannarsi oltre misura , in armonia con le proprie possibilità e disponibilità , e fiduciosi anche quando la ruota ci porta giù .........
    Gli stregoni yaqui , la chiamavano "FOLLIA CONTROLLATA" ... cioè agire energicamente per un tal cambiamento ,pur sapendo che non cambierà , gli induisti la chiamano rinuncia al frutto delle azioni , è charo che tale rinuncia è in verità una rinuncia all'ego.
    Quindi desiderare senza desiderare nulla per sè .
    Baha'ù'llhà parla del distacco da tutto tranne Dio , mi sembra che siano aspetti consimili.
    Della sequela di Cristo conosco poco......anzi non la conosco affatto.

    Molto belle le considerazioni e l'attewggiamento di Anna , attenta e profonda osservatrice che si riserva più in la le sue riflessioni finali. Wink
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    Messaggio Da laquo Mar Feb 08 2011, 17:51

    Credo che il "desiderare" nella sua semplicità sia imprescindibile per una connotazione umana che abbia senso.

    Forse che l'eremita non desidera?

    Forse che il ricco non desidera?

    Un impoverimento delle proprie possibilità culturali attende chi non desidera.

    Ma il comandamento "non desiderare la donna d'altri" fa rendere conto dei limiti che devono essere insiti in una immaginazione che può essere fervida e continua;

    il "desiderio" deve essere accettabile, deve rispettare alcuni requisiti per potere andare avanti.

    Il primo requisito e di tenerlo ben distinto dalla sua materializzazione;
    se desiderare è sempre lecito, non sempre può esserlo chiedere che il desiderio si avveri.

    Inoltre l'atto stesso del desiderare termina con la materializzazione dell'oggetto (del desiderio).
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    Messaggio Da Kame Mar Feb 08 2011, 20:53

    Ci sono due soli desideri che si possono tenere a mente ma si può anche chiamarli con il termine di aspirazioni. E' certo che il desiderio è collegato ad un risultato ed a una gratifica emozionale (se non altro).Quindi la rinuncia al frutto delle azioni non solo è giusta ma ineludibile se si vuole fare un certo discorso. Lascerei stare lo stregone e la follia controllata che suona come un controsenso, se è follia non può essere controllata, ho capito il senso ma si può parlare di altro.
    Personalmente non potrei rinunciare alle aspirazioni di due tipi:
    - avvicinarmi quanto posso allo Spirito
    - fare avvicinare quanto posso gli altri allo Spirito

    per me queste due aspirazioni sono ineludibili e quindi essenziali, tutto il resto se c'è è ancora meglio (compatibilmente con quando dovrei fare)e se non c'è significa che deve essere in questo modo.

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    Messaggio Da luomodelponte Mar Feb 08 2011, 22:40

    DON JUAN:(LO SCIAMANO) «È possibile insistere, insistere in modo conveniente, anche se sappiamo che ciò che stiamo facendo è inutile» disse sorridendo. «Ma dobbiamo sapere prima di tutto che le nostre azioni sono inutili e tuttavia dobbiamo procedere come se lo ignorassimo. Questa è la follia controllata dello sciamano. (...) Sono felice che tu, alla fine, mi abbia chiesto della mia follia controllata dopo così tanti anni, e tuttavia non mi sarebbe importato se non me lo avessi chiesto. Ma ho scelto di essere felice, come se fosse importante il fatto che tu me l'abbia chiesto, come se fosse importante il fatto che ci tenga. Questa è la follia controllata
    Ridemmo entrambi molto forte e lo abbracciai. Trovavo meravigliosa la sua spiegazione, anche se non la capivo per niente. (...)
    CARLOS CASTANEDA:(APPRENDISTA PERCASO E SCRITTORE) «Con chi eserciti la follia controllata, don Juan?» chiesi dopo un lungo silenzio.
    DON JUAN: «Con tutti!» Esclamò sorridendo
    CARLOS CASTANEDA: «Allora quando scegli di metterla in pratica?»
    DON JUAN: «Ogni singola volta che agisco»
    A quel punto sentii che avevo bisogno di riepilogare e gli chiesi se follia controllata significasse che le sue azioni non erano mai sincere, ma erano solo gli atti di un attore.
    DON JUAN: «Le mie azioni sono sincere,» disse «ma sono gli atti di un attore.»
    CARLOS CASTANEDA: «Quindi tutto ciò che fai deve essere follia controllata!» esclamai sinceramente sorpreso.
    DON JUAN: «Sì, tutto.» rispose.
    CARLOS CASTANEDA: «Ma non può essere vero» protestai «che ogni tua azione sia solo follia controllata
    DON JUAN: «Perché no?» ribattè con aria misteriosa.
    CARLOS CASTANEDA: «Ciò equivarrebbe ad affermare la tua indifferenza verso tutto e tutti. Prendi me, per esempio. Intendi dire che non t'interessa se divento o no un Uomo di Conoscenza, o se vivo, o muoio, o faccio qualsiasi cosa?»
    DON JUAN: «Vero! Non mi importa. Sei come Lucio, o chiunque alro nella mia vita, la mia follia controllata.»
    Provai una strana sensazione di vuoto. Ovviamente non c'era ragione al mondo per cui don Juan dovesse avermi a cuore, ma, d'altra parte, avevo quasi la certezza che tenesse a me personalmente; pensavo che non potesse essere altrimenti, poiché mi aveva sempre prestato la massima attenzione in ogni momento trascorso insieme. Mi venne il sospetto che forse don Juan diceva quelle cose solo perché era seccato con me. Dopotutto, avevo abbandonato i suoi insegnamenti.
    CARLOS CASTANEDA: «Ho l'impressione che non stiamo parlando della stessa cosa» osservai. «Non avrei dovuto usare me stesso come esempio. Intendevo dire che deve esserci qualcosa al mondo a cui tieni in un modo diverso dalla follia controllata. Non credo che sia posssibile continuare a vivere se non c'è nulla che per noi conti veramente.»
    DON JUAN: «Questo vale per te» disse. «Le cose importano a te.
    Mi hai chiesto della mia follia controllata e ti ho detto che tutto ciò che faccio per me e per i miei simili è follia, perché niente è importante.»
    CARLOS CASTANEDA: «Il punto è, don Juan: come puoi continuare a vivere se non c'è nulla di cui ti importi? ... Voglio veramente sapere; devi spiegarmi cosa intendi dire.»
    DON JUAN: «Forse non è possibile.» rispose. «Alcune cose nella tua esistenza ti interessano perché sono fondamentali; le tue azioni sono sicuramente importanti per te, ma per me non c'è più neppure una singola cosa che sia rilevante, né i miei atti né quelli dei miei simili. Continuo a vivere, tuttavia, perché ho il mio Intento, perché l'ho temprato per tutta la vita finché è diventato chiaro e integro e ora non m'interessa che alcunché conti per me. Il mio Intento controlla la follia della mia esistenza. (...) Quando un uomo ha imparato a vedere, si trova solo al mondo, con nient'altro se non la follia. ... I tuoi atti, come quelli dei tuoi simili in generale, ti sembrano importanti perché hai imparato a pensare che lo siano. (...) Non ho detto senza valore, ho detto non importante. Per esempio, per me non c'è modo di dire che i miei atti siano più importanti dei tuoi, o che una cosa sia più necessaria di un'altra, perciò tutte le cose sono uguali ed essendo uguali non sono importanti.»
    «Gli chiesi se intendesse dichiarare che ciò che aveva chiamato vedere era in effetti un "modo migliore" del mero "guardare alle cose".
    Rispose che gli occhi degli uomini possono svolgere entrambe le funzioni; l'una non è migliore dell'altra, ma addestrare i propri occhi solamente a guardare era, a suo parere, una rinuncia inutile e disonorevole.» (Carlos Castaneda, Una Realtà Separata, pagg. 103-105)
    Ho voluto riporatare questo dialogo , perchè molti anni fà questi testi cmq mi furono utili , forse questi uomini di conoscenza risalenti a chissa quale epoca , rappresentano uno dei tentativi dell'uomo di affrontare forse un pò incoscentemente il regno dalla coscienza e della pecezione , difficile sapere quanto cè di vero e quanto di fantastico tuttavia nel mio studio ho potuto appurare che la via di conoscenza che queste innumerevoli generazioni di uomini misero a punto attraverso una pratica man mano sempre più perfezionata , è straordianriamente sovrapponibile al cammino spirituale che ci è stato indicato dalle grandi religioni .
    E nonostante in questi insegnamenti mancano le altezze della visione mistica , vi ho trovato intatto il senso del sacro e dell'ìinesplicabile .
    Nel caso della follia controllata , a mio vedere non è altro che la pratica del distacco ,è liberarsi dall'attaccamento , agire e desiderare con fierezza e determinazione ma senza ossessività nè passionalità.
    Credo che esprima la condizione della vera libertà interiore .
    Adoperarsi a creare in sè degli spazi grandi e ampi margini di manovra .
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    Messaggio Da laquo Mar Feb 08 2011, 23:12

    vedo che siamo arrivati al maestro castaneda se non erro.

    ciò propone una condivisione fra le nostre menti.
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    Messaggio Da Kame Mar Feb 08 2011, 23:44

    Alla fine si tratta soltanto di convenzioni e allora come io potrei parlare di aspirazioni al posto di desideri, Don Juan avrebbe potuto parlare di follia controllata al posto del "non intendersi tra simili" che non hanno provato l'ebbrezza dell'illuminazione? Quindi alla fine sono solo convenzioni o giochi di parole tanto per rendere il discorso più interessante? Ma!!!
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    Messaggio Da laquo Mar Feb 08 2011, 23:46

    l'essere non contraddistingue il non essere, ma l'essere ha, il non essere non ha.

    Castaneda è un essere.
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    Messaggio Da luomodelponte Mer Feb 09 2011, 01:04

    essere o non essere questo è il sdilemma , essere o avere ?? essere essendo non stato ?? avuto avendo o non essere andato??? fratelli ... chi ha avuto ha avuto , e chi ha dato ha dato ... ha ha ha .... bounce

    mi sono capito??? scratch lol!
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    Messaggio Da Kame Mer Feb 09 2011, 01:06

    e chi è andato è andato Very Happy
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    Messaggio Da abramelin18 Mer Feb 09 2011, 16:43

    Kame ha scritto:Alla fine si tratta soltanto di convenzioni e allora come io potrei parlare di aspirazioni al posto di desideri, Don Juan avrebbe potuto parlare di follia controllata al posto del "non intendersi tra simili" che non hanno provato l'ebbrezza dell'illuminazione? Quindi alla fine sono solo convenzioni o giochi di parole tanto per rendere il discorso più interessante? Ma!!!
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    Nein!
    Don Juan è un Essere,non Castaneda.
    Castaneda sa chi sono gli illuminati e ha scritto la storia di don Juan.
    Ma Castaneda non è un Illuminato.
    Per ESSERE bisogna vivere nel Presente e neppure Castaneda ce la fa.

    king

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    Messaggio Da Kame Mer Feb 09 2011, 21:21

    Essere significa nel mio linguaggio chi è Vivo e ci resterà per sempre, non essere significa perdere una grande occasione. Tutto il resto è passatempo e gioco What a Face

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