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questo forum ,nasce come momento di confronto ,in uno spazio libero in cui ognuno possa esprimersi al meglio, secondo ciò che sente .
Nei forum in genere la figura del moderatore se da un lato evita eccessi e conflitti , dall'altra rischia di esautorare alcune modalità di relazione , nella loro più realistica anche se a volte cruda e rozza dinamica di interazione.

Con ciò non si vuole però giustificare scontro , violenza ed offesa ,ma solo evidenziare che nel confronto un certo grado di conflittualità pare sia quasi fisiologica ed inevitabile , e che imparare da se stessi , evitando di cadere in una spirale di reazioni di attacco e difesa è un'arte imprescindibile , come basilare presupposto di una concreta maturità personale.

Nella speranza che questo forum rimanga un'isola sperimentale , autogestita ed automoderata ,proponiamo alcune linee guida che magari potrebbero garantirne un certo successo, le potete approfondire qui :

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    Messaggio Da admin Dom Ago 05 2012, 20:08

    https://youtu.be/hVrHO0VJmCo
    Considerate un individuo che ha ammassato tesori colonizzando un
    paese a proprio vantaggio; egli ha ammassato grandi ricchezze e si è
    assicurato profitti e introiti che fluiscono come un fiume, mentre
    centomila sventurati, deboli e impotenti, hanno bisogno di un boccone
    di pane. Non esiste uguaglianza né fraternità.


    Così la pace e la gioia vengono distrutte, il benessere
    dell'umanità è parzialmente annientato, e la vita collettiva non dà
    frutto. Infatti, ricchezze, onori, commercio, industria, restano
    nelle mani di alcuni industriali, mentre altre persone vengono
    sottoposte a una lunga serie di difficoltà e pene senza fine, non
    traggono né vantaggi, né profitti, non possiedono agi né pace.


    Norme e leggi dovrebbero venir stabilite per regolare le eccessive
    ricchezze di alcuni privati e limi- tare la miseria di milioni di
    poveri che formano la massa; si otterrebbe così un moderato
    equilibrio.


    Comunque, l'uguaglianza assoluta è impossibile, perché
    l'uguaglianza assoluta nelle ricchezze, negli onori, nel commercio,
    nell'agricoltura e nell'industria porterebbe a una mancanza di agi,
    allo scoraggiamento, alla disorganizzazione dei mezzi di esistenza,
    sarebbe contraria al benessere generale e l'ordine della comunità
    andrebbe completamente distrutto. Così vi è una grande saggezza nel
    fatto che l'uguaglianza non sia imposta per legge; è perciò
    preferibile che lo spirito di moderazione compia il suo lavoro.


    Il punto principale sta
    nell'impedire, per mezzo di leggi e di regolamenti, la formazione di
    eccessive ricchezze dei singoli, e nel tutelare i bisogni essenziali
    delle masse. Ad esempio, produttori e industriali accumulano
    ricchezze ogni giorno, mentre poveri artigiani non guadagnano nemmeno
    il pane quotidiano; questo è il colmo dell'iniquità, e nessuna
    persona di animo giusto può ammetterlo. Perciò, leggi e regolamenti
    dovrebbero stabilire quanto permetterebbe agli operai di ricevere dal
    proprietario della fabbrica sia adeguati salari sia una parte
    degli utili, nella misura di un quarto o un quinto, secondo le
    necessità della impresa; oppure, in qualche altro modo, operai e
    dirigenti dovrebbero ripartire ugualmente gli utili e i vantaggi.


    In realtà, la direzione e l'amministrazione competono al
    proprietario, il lavoro e l'opera agli operai. I lavoratori
    dovrebbero ricevere salari che assicurino il loro sostentamento e
    quando cessano di lavorare, e sono divenuti deboli e incapaci,
    dovrebbero ricevere pensioni adeguate. I salari dovrebbero essere
    tali da soddisfare i lavoratori, cosicché essi siano in grado di
    risparmiare parte dei guadagni per i periodi di necessità e per
    quando sarà loro impossibile lavorare.


    Quando le cose fossero così organizzate, gli imprenditori non
    metterebbero più da parte, ogni giorno, ricchezze di cui non hanno
    assolutamente bisogno, Dal canto loro lavoratori e artigiani non si
    troverebbero più in miseria, e non sarebbero costretti alle peggiori
    privazioni al termine della loro vita. È quindi evidente che la
    ripartizione di ricchezze eccessive fra un piccolo numero di
    individui, mentre le masse sono in miseria, è una ingiustizia. Allo
    stesso modo, l'uguaglianza assoluta sarebbe un ostacolo alla vita, al
    benessere, all'ordine e alla pace dell'umanità. È senz'altro
    preferibile una giusta via di mezzo.


    Essa può trovarsi nella moderazione, da parte dei capitalisti,
    nell'acquisire profitti, e nella loro considerazione per il benessere
    dei poveri e di coloro che si trovano in necessità; lavoratori e
    artigiani debbono ricevere un salario giornaliero fisso e partecipare
    agli utili generali dell'impresa. Sarebbe bello, riguardo ai diritti
    sociali dei produttori, lavoratori e artigiani, che fossero emanate
    leggi che permettessero moderati profitti ai datori di lavoro e
    consentissero ai lavoratori i mezzi necessari all'esistenza e alla
    sicurezza dell'avvenire.


    Così, quando gli operai diventano deboli e inadatti al lavoro, o
    vecchi e senza forza, o muoiono lasciando bambini in tenera età, gli
    orfani e i familiari non avrebbero a soffrire. Ed è dall'utile
    dell'impresa stessa – utile al quale essi hanno diritto – che i
    lavoratori e le loro famiglie trarrebbero parte dei mezzi di vita.
    Sebbene possano assumere l'apparenza di vertenze fra privati, i
    conflitti sociali producono un danno generale; perché il commercio,
    l'industria, l'agricoltura, sono tutti strettamente collegati. Se si
    verifica un abuso in uno dei vari settori, il danno colpisce la
    massa. Così le difficoltà fra lavoratori e datori di lavoro
    diventano causa di danno generale.

    (Abdu'l-bahà, Le lezioni
    di S.Giovanni d'Acri)

      La data/ora di oggi è Gio Mar 28 2024, 16:43