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    Messaggio Da zyg Lun Mar 28 2011, 12:54

    Sperando di non star postando male Boncinelli qui
    http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=819
    sostiene che l'io è un illusione, NON ESISTE ... e questo in perfetta sintonia con le filosofie orientali
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    Messaggio Da zyg Lun Apr 04 2011, 10:48

     
    La consapevolezza dell'inesistenza dell'io pare anche essere esperibile, o almeno c'è chi dice di averne fatto esperienza. U.G. Krishnamurti racconta infatti incollo da qui
    http://www.riflessioni.it/enciclopedia/u-g-krishnamurti.htm

    Per la seconda domanda "Come so che sono in questo stato?" non avevo nessuna risposta: era come un "loop" che continuava ininterrotto. Poi all’improvviso la domanda scomparve. Non successe nulla semplicemente la domanda scomparve. Io non dissi a me stesso: - mio dio ora ho trovato la risposta – Anche quello stato scomparve. L’idea di essere nello stato di Budda o di Gesù – era scomparsa. L’intera faccenda era finita per me e quello è tutto. Da quel punto in vanti io non dissi mai a me stesso: - ora ho la risposta a quelle domande – Tutto era finito. E non era il vuoto, il nulla, la vacuità, nessuna di queste cose. La domanda scomparve e quello è tutto.

    E’ come un’esplosione nucleare, vedi – Frantuma il corpo intero. Non è una cosa facile; è la fine dell’uomo – Un "distruzione" che fa saltare ogni cellula, ogni nervo, ogni atomo, nel vostro corpo.

    Krishnamurti parla credo dell'illuminazione ma io penso che si tratti proprio dell'istante in cui si riesce a diventare consapevoli che non esiste qualcuno in noi che ci dica perché sappiamo di essere in uno stato. semplicemente sperimentiamo come ci arrivino stimoli da ogni parte di noi ogni senso, e riorganizziamo le cose in maniera di rendercele intelleggibili, coerenti, unitarie.


    Ultima modifica di zyg il Lun Apr 04 2011, 13:23 - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da luomodelponte Lun Apr 04 2011, 12:55

    inizialmente credevo si trattasse di jiddu Krisnamurti , invece è U.G.Krisnamurti ,
    la ricerca di uno stato di illuminazione , a mio vedere falsa le cose , infatti si creerebbe una aspettativa di uno stato di consapevolezza preciso , come una condizione percettiva globale ,ma a se stante , senza nesso alcuno con il proprio vissuto ,
    la determinazione , il bisogno e l'ostinazione di cercare una risposta definitiva e completa , ha portato quell'uomo verso una estrema intransigenza , ma non mi pare che sia riuscito a scoprire la fonte della gioia e dell'amore , l'illuminazione è qualcosa di soggettivo e difficilmente comparabile e misurabile , ma io direi che è un processo di chiarificazione e non uno stato emozionale , un processo è qualcosa di globale ,articolato e graduale , mentre lo stato è espressione di una emozione o sentimento repentino e momentaneo.
    Non credo che ci si possa illuminare , improvvisamente e basta ,il momento emotivo o sentimentale , più o meno esplosivo , è solo un frangente di tutto il processo , quindi è inutile cercare lo stato di illuminazione , come l'esplosione di sentimenti , ma tale stato è la conseguenza di tutta la ricerca articolata in un certo lasso di tempo.
    La riflessione sulla natura umana , sostenuta da un corretto atteggiamento di disciplina e sacralità , dovrebbe già di per sè produrre la graduale consapevolizzazione e chiarificazione e illuminazione , per questo dico sempre che il dialogo è uno straordinario strumento di riflessione collettiva , e la scrittura ancor di più .
    Ma se è così , a questo punto è anche importante orientarsi correttamente , in maniera di essere irradiati da significati pregnanti, ricostruendo quindi una nuova e coerente visione esistenziale.
    Cmq , credo che da soli , non abbiamo opportunità a sufficienza , e dovremmo ad una riflessione naturale sul campo ,accompagnare la frequentazione di persone adatte e la consultazione e il confronto sugli insegnamenti spirituali , che si possono trarre dalle scritture di tutte le religioni , tenendo presente che esse seguono il principio della relatività e prograssività , come tutte le cose , e senza dimenticare che in parte possono essere state alterate più o meno volontariamente.
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    Messaggio Da zyg Lun Apr 04 2011, 13:21

    Questo è Upaluri Gopala Krishnamurti che per un po' di tempo è stato allievo, o amico di Jiddu, puoi leggerlo dalla biografia. Lo criticava anche come ogni pratica spirituale o di meditazione, ma io credo che se davvero lo stato in cui si è trovato poi è quello dell'illuminazione lo deve certamente a tutto il percorso che ha fatto prima, e che,temo sia diverso per ognuno di noi, niente è valido per tutti, non esiste una strada unica ma tante diverse e adatte ai diversi tipi che siamo. Non so se esiste davvero uno stato del genere però mi incuriosisce molto, io fare volentieri a meno di tutto quello che ho fatto fino ad ora, il mio vissuto se approdassi ad uno stato del genere.
    A differenza di te penso invece che solo da soli si possa arrivare a qualcosa, un maestro ci darà sempre e solo la sua versione, la sua soggettività, il suo vissuto che magari con noi non c'entra nemmeno nulla. In ogni caso credo che raggiunto uno stato del genere non hai nulla da insegnare. Solo sulle cose oggettive si può dare un insegnamento, la scienza, la storia la matematica, lingue letteratura, ecco queste cose si possono insegnare. E pure con una buona dose di visione soggettiva.
    La fonte dell'amore dici poi, intendi Dio immagino, magari la fonte siamo noi stessi. O non esiste nessuna fonte.
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    Messaggio Da luomodelponte Lun Apr 04 2011, 19:20

    ho letto tutto l'articolo , ma non mi è sembrato che avesse realizzato granchè , almeno da quello che ho letto .
    Ognuno di noi può posizionarsi , rispetto al punto di arrivo , in posizioni più o meno lontane e scomode , più lontano vai e più è scomoda , ma credo che sia anche più profonda , e la risalita più faticosa , ma anche più ricca, , infatti ognuno di noi ha una sua misura da colmare , chi un bicchiere chi una tinozza , ma non vi è ne merito, ne demerito , nè superiore ne inferiore , anche se tendiamo sempre a pensarlo .
    L'ISTINTO CI DICE CHE SIAMO IL CENTRO , ma non è così , siamo solo una ulteriore opportunità per l'evoluzione e la pienezza consiste nel vivere consapevolmente tale opportunità , senza attaccamenti e con generosità e non è detto che sapremo esserlo.
    Io sento che tutti arriveremo alla realizzazione più piena , e abbandoneremo l'inutile e il vano , ma al tempo stesso capisco che non necessariamente riusciremo a pervenirvi in questa vita , per qualcuno la morte potrà divenire un momento pauroso , oscuro e di disperazione ,neanche io che parlo tanto , posso essere certo di quel momento supremo , oramai non lontano.
    Ma conoscere se stessi , vuol dire conoscere i limiti e accettarli come un fatto storico , naturale , e spostare il proprio orizzonte al di là della propria persona ed individualità , noi isolatamente non siamo nulla , è insieme alla collettività che valiamo , un organismo è formato da molteplice cellule , differenziate , e il bene di uno è in una cetta misura il bene di tutti.
    Ma la vita che conduciamo ci sta inesorabilmente sprofondando verso la solitudine e l'individualismo eccessivo , questo è un punto dolente credo della nostra società .
    Pertanto il risveglio , o la realizzazione di sè , deve continuamente fare i conti con la collettività, la sua condizione e le sue necessità , il bisogno di socialità non a caso è una molla istimtiva potentissima che ci garantisce.
    Se non vi fossimo asserviti , probabilmente ci isoleremmo del tutto.
    Tutto ciò naturalmente è il mio personale punto di vista , altri metterebbero l'accento su altri aspetti .
    L'amore nasce da tutta una serie di considerazioni che ci porta fuori da noi stessi , verso gli altri in sintonia con le leggi preordinate dalla natura -Dio , ed è perciò che viaggiare col pensiero nei mondi dei significati nascosti , produce illuminazione e consapevolezza , fiducia e gioia e gradatamente ci svela il nostro destino.
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    Messaggio Da luomodelponte Mar Apr 05 2011, 01:16

    Avevo 20 anni circa , quando capii che i barboni erano persone che non erano riuscite a superare la valle dell'amore .....oggi grazie a questa lettura , mi sono reso conto che a questa condizione si può aggiungere l'ostinazione , determinata a trovare le risposte esistenziali nella direzione in cui vogiamo fissamente lo sguardo.
    Vedi cara ZIG, come questuomo in preda all'ansia di svelare il senso dell'esistenza , tuttavia non pervenne neanche all'amore e al suo significato.
    Nel messaggio precedente , ho accennato alla solitudine e all'individualismo sfrenato , un barbone è qualcuno che non è riuscito a superare la propia condizione individuale , che non ha colto la dinamica dello spirito nell' attrazione arcana che ci tiene uniti in un solo organismo e si richiude in se stesso , poichè crede che solo da se stesso possa venire la risposta e ha perso la fiducia negli altri , come un fatto esclusivo e personale ,e si sente separato dal resto, dal mondo. Credo che molti di noi hanno provato questo senso di solitudine interiore di separazione .Se dovessi fare una analisi spietata , direi che l'ego di questuomo la sua carica individualistica naturale , era così potente da fargli ipotizzare che la verità era solo un fatto suo personale , da trovare sulla via che egli aveva immaginato ostinatamente , ma mai riusci a scoprire la duplice natura umana , che avrebbe svelato il mistero della ipocrisia che
    egli intravide con assoluto realismo e che tanto lo tormentava.
    Egli credo che cercava uno stato di estasi , di nirvana, di realizzazione , come una specie di stato catartico , e non trovandolo mai , perdette le speranze e la fiducia nella vita , in se stesso e negli altri.
    Per questo non dobbiamo immaginare che la realizzazione sia uno stato catartico di estasi, corriamo il rischio di cercare sempre e solo nella nostra immaginazione.
    Cosa successe poi , a quseto punto non lo sò , dovrei leggere il continuo ..... ciao .
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    Messaggio Da zyg Mer Apr 06 2011, 09:26

    Avevo 20 anni circa , quando capii che i barboni erano persone che non erano riuscite a superare la valle dell'amore .....
    Più che la valle dell'amore credo quella della grana, sono i soldi che mancano a queste persone.
    Nel messaggio precedente , ho accennato alla solitudine e all'individualismo sfrenato , un barbone è qualcuno che non è riuscito a superare la propia condizione individuale
    Penso che la povertà estrema in cui vesra questa gente è l'evidenza del fallimento dell'ordinamento economico che abbiamo scelto. Il capitalismo sfrenato ci pone in una dimensione individualista, competitiva, egoista e chi non riesce a starci dentro, allora se l'è meritata è l'artefice e responsabile di scelte sue sbagliate. Ecco come ci laviamo la coscienza. Siamo invece tutti responsabili abbiamo personali colpe della povertà altrui. Lasciamo che ci governino le regole di mercato e gli interessi delle azioni di Borsa piuttosto che pretendere una struttura economica a misura d'uomo, di ogni uomo, anche quello meno adatto. Invece assistiamo alla abnegazione alle regole darwinistiche del mercato, chi è più adatto sopravvive, e i senzatetto?, le famiglie che mendicano pasti alla caritas a fine mese?, la delocalizzazione e fusione delle imprese che lascia sempre più padri di famiglia in disgrazia?, No grazie, non sono loro le colpe. Non sono loro che non riescono a superare la condizione individuale è l'individualismo di ognuno di noi che li lascia soli. I media che non ne danno notizia, ci copriamo gli occhi e non li vogliamo vedere, alziamo barricate quando proprio non si organizzano le ronde contro di loro. Se ci vengono troppo vicini.
    direi che l'ego di questuomo la sua carica individualistica naturale , era così potente da fargli ipotizzare che la verità era solo un fatto suo personale , da trovare sulla via che egli aveva immaginato ostinatamente , ma mai riusci a scoprire la duplice natura umana , che avrebbe svelato il mistero della ipocrisia che
    egli intravide con assoluto realismo e che tanto lo tormentava.

    Lui è giunto alla fine del suo percorso, ha trovato quello che cercava, che è certamente diverso da quello che tu cerchi, e non si tratta di cercare da sé la via , quanto non averla trovata in nessuna delle dottrine che ha osservato da molto vicino. Conosceva le scritture era un rinomato esperto dei suoi testi sacri, eppure non riusciva a trovarci quello che sentiva intimamente importante per lui. O non riusciva a comprendere attraverso gli insegnamenti come raggiungere lo stato di colui che insegnava. E' qui che è l'individuo a doverlo fare. Sbagliavo anche nel dire che ci sono materie che si possono insegnare, o meglio le materie si insegnano, ma il mestiere lo puoi imparare solo da te stesso, una volta terminati gli studi non sai fare il mestiere, devi impararlo da te.
    E alla fine del suo percorso, se leggi con attenzione si raggiunge la consapevolezza dell'inesistenza dell'io e la fusione con il resto fuori di sè, la non dualità. L sensazione di essere un tuttuno col resto.
    Ma conoscere se stessi , vuol dire conoscere i limiti e accettarli come un fatto storico , naturale , e spostare il proprio orizzonte al di là della propria persona ed individualità , noi isolatamente non siamo nulla , è insieme alla collettività che valiamo , un organismo è formato da molteplice cellule , differenziate , e il bene di uno è in una cetta misura il bene di tutti.
    Ma la vita che conduciamo ci sta inesorabilmente sprofondando verso la solitudine e l'individualismo eccessivo , questo è un punto dolente credo della nostra società

    Conoscere se stessi è vedere quanto siamo stati plasmati da nozioni, cultura, schemi mentali, frames concettuali, credenze, convinzioni, ideali che ci son stati inculcati, riconoscere tutta una serie di sovrastrutture che son lontani dal nostro essere, parli di individualismo, e sai quando nasce? In un discorso in cui la Tatcher dice non siamo collettività ma individui, poi con la tecnologia, dalle cuffiette dei walkman in età adolescenziale fino ai nostri cell che preferiamo anche quando siamo in compagnia reale dell'altro, ma preferiamo quella virtuale, coi personal computer che ci creano nella mente interlocutori quasi immaginari, finti, delle cose da usare perché è a una cosa, un pc che io ora parlo, e quasi come proprietà transitiva si trasferisce anche sulla persona reale che c'è dall'altra parte, e come una cosa, quando mi ha scocciato, spengo l'interruttore e la faccio cessare di esistere. Attenzione non critico la tecnologia, questa è meravigliosa, una enorme conquista dell'uomo, oggi parlo con te ne ho la possibilità, anche se sei a migliaia di km da me, ho la possibilità di partecipare di visioni della vita lontanissimi dai miei, conoscere, crescere. Ma consapevolezza prima di tutto, capacità di osservazione, distacco, usare la tecnologia e non lasciarsene usare. E avere sempre presente l'altro. Non soccombere sotto l'enorme mole di condizionamenti che ci dà la tecnologia, e il libero mercato attraverso la promessa illusoria di libertà ma che diventa dereguletion, un mercato senza regole, spietato, che spreme dove può e quando ha finito cambia, delocalizza sposta il capitale in un clic di un pc da un posto all'altro nel mondo lasciando cadaveri ovunque, licenziamenti, famiglie rovinate, senzatetto. Cose da usare e gettare.
    L'amore nasce da tutta una serie di considerazioni che ci porta fuori da noi stessi , verso gli altri in sintonia con le leggi preordinate dalla natura -Dio , ed è perciò che viaggiare col pensiero nei mondi dei significati nascosti , produce illuminazione e consapevolezza , fiducia e gioia e gradatamente ci svela il nostro destino.
    Anche la ragione attraverso le analisi di fatti palesi e nascosti che muovono tutta la società mi svela il destino dell'uomo se non inverte la marcia se non si rende consapevole, stiamo diventando cinici mostri anaffettivi e narcisisti, cerchiamo vetrine, tv blog, facebook, in cui mostrare persino le nostre miserie, e guardiamo quelle degli altri negli stessi monitor, senza fare una piega magarai se una persona, un extracomunitario, un clochard, ci muore di fianco per strada nella più completa indifferenza. Anzi magari con una nostra riprovazione verso lo stile di vita che secondo noi ha scelto.
    scusate se sono stata prolissa , ma me so svejata troppo presto qualcosa la dovevo fare
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    Messaggio Da luomodelponte Mer Apr 06 2011, 23:13

    Non credo che i clochard scelgono di vivere di abbandono solo per mancanza di lavoro , credo che la solitudine interiore sia il movente principale .
    Ed è proprio il caso di Upaluri , che incapace di trovare le risposte esistenziali , si lascia andare a una vita raminga.
    Vedo che ti soffermi sui condizionamenti culturali , come momento fondante del nostro agire , mentre io intravedo nelle pulsioni naturali , la causa primaria , persino ai pensieri .
    Upaluri forse è arrivato per saturazione naturale all'estinzione dele sue domande , ma credo che non riusci mai a rispondervi.
    IO continuo a ristenere che la corretta meditazione sulla struttura della nostra natura ed esistenza e della trama dei suoi significati e dinamiche profonde , sia la strada migliore per illuminarci , giornalmente , e curare le nostre ferite e debolezze , poichè la Realtà percepità è positiva e trasfonde speranza e fiducia , forza e serenità .
    Quando non riusciamo , è perchè qualcosa ci assorbe in altre direzioni e il nostro atteggiamento manca della disciplina e sacralità che dobbiamo apprendere gradatamente.
    Ma nella mia esperienza il nostro modo di pensare è condizionato dagli attaccamenti materiali o passionali , e tutte le controversie che si determinano provocano dei blocchi del pensiero-energia , assorbendoci per interi decenni.
    MA NELL'ARCO DI POCHI ANNI , chi ha iniziato a sgomberare il campo da ipnosi varie e frequentando persone positive , prima o poi apre prograssivamente il proprio occhio interiore in una nuova visione completa e immacolata .
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    Messaggio Da zyg Ven Apr 08 2011, 12:19

    Possono esserci due letture di quanto stiamo dicendo, o tu non sei addentro abbastanza in questo tipo di spiritualità da comprendere fino in fondo la profondità di quanto U.G. ha raggiunto, oppure sono io che sono troppo indottrinata da questa spiritualità non riuscire a vedere come fai tu con occhi immacolati come un bambino che il re è nudo Smile magari ce ne sono anche di terze e quarte possibilità
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    Messaggio Da admin Sab Apr 09 2011, 01:29

    "Secondo U.G. la sparizione della sua domanda fondamentale con la scoperta che non c’erano risposte, fu un fenomeno fisiologico, lui dice: - un’improvvisa esplosione interiore che fece esplodere ogni cellula, ogni nervo, ogni ghiandola nel suo corpo. E con quell’esplosione l’illusione che vi fosse continuità nel pensiero e che ci fosse un centro che coordinava il tutto e collegava i pensieri, scomparve."

    INFATTI COME IMMAGINAVO , la saturazione è un processo fisiologico , cioè il corpo a un certo punto opera una conclusione forzata , ma funzionale biologicamente , cioè elimina la domanda a cui non vi è risposta .
    Il problema è sapere fono a dove spingere la carretta , vi è un limite , oltre il quale non vi sono risposte , perchè è un ambito sovraumano , un ambito assoluto e quindi divino .
    Tutto ciò che ha a che fare con l'essenza ultima , ha a che fare con l'ambito sovraumano e quindi , ogni tentativo di trovare risposte è non solo vano , ma frustrante e ci allontana dalla realtà.
    Ti riporto dei passi a riguardo che non lasciano dubbi :

    Poiché Dio, nella Sua Essenza, è santo al di sopra di ogni ascesa e di ogni discesa, di ogni ingresso e di ogni uscita. Per tutta l'eternità, Egli ha fatto a meno di tutti gli attributi delle creature e sarà sempre così. Nessun uomo L'ha mai conosciuto, nessun'anima ha mai trovato il cammino che conduce al Suo Essere. Ogni gnostico s'è smarrito nella valle della conoscenza di Lui, ogni santo s'è perduto nel cercar di comprendere la Sua Essenza. Egli è santificato al di là della comprensione del saggio, esaltato al di sopra del sapere del dotto! «La via è sbarrata, il cercarla empietà.

    (Bahà'u'llàh, Le Sette Valli e le Quattro Valli)


    Sappi che l'Essenza Divina, chiamata l'Invisibile degli
    Invisibili, non può descriversi ed è di là dalla portata della mente; essa è santificata di là da ogni menzione e definizione, di ogni cenno o allusione, di ogni acclamazione o lode. Per il fatto che Essa è ciò che è, l'intelletto è incapace di afferrarLa e l'anima che cerca di conoscerLa non è che un vagabondo nel deserto, assai lontano dalla retta via. " Non l'afferrano gli sguardi ed Egli tutti gli sguardi afferra. È di sguardo sottile e di tutto ha notizia "1

    (Abdu'l-bahà, Antologia)

    1 Mi hai chiesto della natura dell'anima. Sappi, in verità, che l'anima è un segno di Dio, una gemma celeste la cui realtà il più dotto degli uomini non è riuscito a cogliere e il cui mistero nessuna mente, per quanto acuta, potrà mai sperare di svelare.

    (Bahà'u'llàh, Spigolature)

    6 In verità, Io dico che l'anima umana è, nella sua essenza, uno dei segni di Dio, un mistero fra i Suoi misteri. È uno dei segni possenti dell'Onnipotente, l'araldo che proclama la realtà di tutti i mondi di Dio. In essa si cela ciò che il mondo è ora affatto incapace di comprendere

    (Bahà'u'llàh, Spigolature)
    .
    Diecimila Profeti, ognuno un Mosè, sono esterrefatti, sul Sinai delle loro ricerche, dall'interdicente voce di Dio, "Tu non Mi vedrai mai"; mentre una miriade di Messaggeri, ciascuno grande quanto Gesù, stanno sbigottiti sul loro trono celeste a causa dell'interdizione: "La Mia Essenza, tu non la conoscerai mai!"». «Com'è arduo, per un essere insignificante quale io sono» – esclama Bahá'u'lláh nella Sua comunione con Dio – «il
    tentare di scandagliare le sacre profondità della Tua sapienza! Quanto sono futili i miei sforzi per concepire l'elevatezza del potere dell'opera Tua, la rivelazione della Tua potenza creativa!». «Quando contemplo, o mio Dio, l'affinità che lega me a Te» – Egli asserisce in un'altra preghiera rivelata e scritta di Suo pugno – «Io sono mosso a proclamare a tutto il creato, "in verità, Io sono Dio!"; e quando considero me stesso, ecco mi trovo più rozzo della creta!».

    (Shoghi Effendi, l'Ordine Mondiale di Bahá’u’lláh)


    Riguardo alla pretesa esplosione nucleare nelle cellule del corpo , permettimi di nutrire delle riserve , per diversi motivi , uno perchè provato dalla vita di solitudine , può essere entrato in uno stato alterato di coscienza , in cui si perde il senso della percezione normale ,due perchè già lui riferisce di stati speciali di percezione avuti in precedenza , e tre perchè quello che abbiamo letto è un estratto di un libro , se non sbaglio ,...vero ??? e i libri si stampano per essere venduti ...e un pò deve colpire l'immaginazione..., no???
    Quindi se uno si pone una domanda inerente l'ambito essenziale delle cose , o dell'anima o di Dio , è probabile che dopo un certo tempo l'organismo ci risponda cancellando la domanda , poichè si è reso cosciente , che a quella domanda non vi è una risposta . Ciò significa che si è sprecato tempo prezioso in una indagine vana.
    Io essendo che sono stato "avvertito" dell'iniutilità di questa ricerca , al mio risveglio , ho con disciplina orientato la luce del pensiero logico , verso il migliore ambito di ricerca , me stesso !! Wink ecco una immagine che mi dà il senso della disciplina e della sacralità L'io esiste? 203064_1240361136_4558656_q
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    Messaggio Da zyg Dom Apr 10 2011, 12:34

    Io oltre a me stessa guardo a chi indaga la società tutta e come l'economia influisce sugli individui, a propostito stasera non perdere Fazio a che tempo che fa ci sarà il mio unico vero amore Zygmunt Bauman, sostiene che la globalizzazione impone agli individui di rispolvere da soli problemi creati dal sistema globale al livello individuale, problemi ai quali invece si dovrebbe pensare al livello mondiale. Speriamo Fazio sia all'altezza del suo compito e non faccia domande stupide, banali e soprattuto non limiti tutto a un siparietto televisivo da cabaret
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    Messaggio Da luomodelponte Dom Apr 10 2011, 22:18

    ieri ho partecipato a una conferenza tenuta da BEPPE ROBIATI , è stato veramente interessante , la conferenza si intitolava , chi scrive il futuro ?? e ha affrontato l'evoluzione dell'uomo dall'individuo , alla tribu , alla citta stato , regione e nazione spiegandone le fasi evolutive da un punto di vista scientifico ...se vuoi leggere qualcosa puoi scaricare il libercolo di 8 pagine o il libro di 100 e passa nella sezione apposita.
    Poi caso mai approfoniamo insieme.... Wink https://nuovaera.forumattivo.it/f18-documenti-file-libri-programmi-da-scaricare
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    Messaggio Da zyg Lun Apr 11 2011, 10:25

    Grazie, l'ho salvato sul pc appena lo leggo ti posto i mieicommenti sulla discussione apposita Smile
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    Sessio


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    L'io esiste? Empty Re: L'io esiste?

    Messaggio Da Sessio Lun Apr 18 2011, 06:05

    Vedere l'io come un'illusione è fuorviante. Paradossalmente vederlo come illusione lo fa percepire ancora più reale, perciò uno che sostiene "l'io è illusorio" è portato come in una trappola in cui è costretto a considerare al tempo stesso l'io come esistente e poi come inesistente. Sostenere apoditticamente che l'io è illusione spesso è un atteggiamento che è legato a un'incapacità di accettare la razionalizzabilità della realtà. Infatti l'io è un concetto che nasce da un processo di razionalizzazione della coscienza. L'io infatti è tutto lo spazio che la coscienza dà a ciò che percepisce: se dovessi chiedermi "chi sono" prima di tutto raccoglierei in un insieme tutte le sensazioni che riesco a cogliere, e questo insieme lo chiamerei "IO". La costruzione dell'io quindi è una fase del parto della risposta alla domanda "chi sono", e distruggere l'io trasformandolo in un'illusione è come abortire il parto di una risposta più grande che sta nascendo dalla coscienza.
    Ci sono due modi di vedere l'io come illusione: uno è giusto, l'altro sbagliato.
    Quello giusto è intendere l'io come illusione nel senso che è una sensazione destinata a mutare in una forma di coscienza non individualizzata, perciò è "di transito", ma importantissima per giungere all'epilogo, come i membri di un'equazione sono importanti per renderla completa pur non essendo l'equazione.
    Il modo sbagliato è vedere l'io come illusione nel senso che la sua costruzione non solo è illusoria in sè, ma è anche inutile per il ritrovamento della coscienza, cioè, nel senso che la coscienza è qualcosa che si può trovare senza passare per la tappa dell'io. Da questo secondo modo sbagliato di intendere l'io come illusione nasce la ricerca di un certo tipo di illuminazione in cui si spera di saltare l'io giungendo direttamente alla coscienza.
    La coscienza è come un faro, ma un faro che possa illuminare tutto, per quanto potente, sarà sempre meno potente di un faro che può illuminare tutto e anche se stesso. La coscienza ha la proprietà riflessiva, e l'io (o meglio "gli" io) sono il risultato dell'applicazione della proprietà riflessiva della coscienza. Certo, il fatto che la coscienza abbia la proprietà riflessiva non implica che la coscienza sia riflessione, autoreferenzialità, quella è solo una sua proprietà, e naturalmente come esiste la riflessione della coscienza esisterà sicuramente un moto inverso che riconduce la coscienza dall'autoreferenzialità alla condizione originaria. Bisogna trovare questo processo inverso, ma non distruggendo l'io: sarebbe come non accettare il fatto che la coscienza ha la proprietà riflessiva. Si vorrebbe una coscienza priva di proprietà riflessiva, si vorrebbe che la coscienza sia come un faro che illumini sì tutto, ma non se stessa, ma questa più che coscienza sarebbe incoscienza.
    Non sono d'accordo con Boncinelli quando dice che i popoli primitivi non hanno la categoria dell'io. Se la coscienza ha la proprietà riflessiva, allora ogni coscienza approda all'io quando riflette su se stessa. Pensare che esistano uomini, sia pur primitivi, che non hanno la categoria dell'io è come pensare che la coscienza non abbia in se la proprietà riflessiva e che l'io non sia l'applicazione della proprietà riflessiva della coscienza, ma una costruzione generata soltanto dall'immaginazione, oppure che la coscienza abbia la proprietà riflessiva per alcuni e per altri no.
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    Messaggio Da zyg Sab Apr 30 2011, 11:21

    Quello che dice Boncinelli è il risultato delle ricerche neuroscientifiche, poi però se parliamo di psicologia l'io esiste ed è importante nella costruzione della personalità, non sono abbastanza ferrata però da poter dire la mia sto ancora in fase di raccolta di nozioni, quando sarò in grado, magari quando uno dei miei libri sulel neuroscienze lo avrò terminato e assimilato per bene, magari allora ne parlerò con più cognizione di causa.
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    Messaggio Da minimaxmeno Ven Lug 01 2011, 15:39

    zyg ha scritto:Sperando di non star postando male Boncinelli qui
    http://www.asia.it/adon.pl?act=doc&doc=819
    sostiene che l'io è un illusione, NON ESISTE ... e questo in perfetta sintonia con le filosofie orientali

    Intanto quelle orientali non sono "filosofie", ma diverse angolazioni, mai in contraddizione tra loro, della dottrina metafisica universale. Di seguito... nessuna di queste dottrine asserisce che l'io non esista. Per Induismo, Buddismo, Jainismo, Taoismo l'io è il riflesso, individuale e capovolto, del sé spirituale centrale a ognuno e identico, nell'essere unico, per tutti i diversi. Quando queste visuali sull'esistenza e su ciò che all'esistenza è superiore, complementari tra loro, affermano essere un'illusione la manifestazione della realtà relativa, dicono che questa realtà sta a un grado inferiore di verità nei confronti della Centralità, unica e assoluta.
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    Messaggio Da zyg Sab Lug 09 2011, 10:12

    Traducendo se non ho capito male, l'io che percepiamo è illusorio perché esiste un vero Sé parte di un Sé più grande, dunque quell'io in quantoillusione, possimao dire che non esista? Nella Bhagvad Gita c'è un versetto che dice, l'ignorante dice: "io agisco", per indicare che quello che percepiamo come io non è reale, e noi lo ignoriamo, o ancora chi è libero dal falso io anche seuccidesse non uccide, e via dicendo, nel Buddismo bisogna avere retto pensiero, retta azione tutto quello che passa attraverso la riflessine, il pensiero è illusorio, non reale, avrò magari tralasciato tutto questo percorso abbreviando in l'io non esiste, ma non è diverso da quanto da te detto. Infine a parte l'induismo che è una vera religione con la sua dottrina per il buddismo si può ridurre a poche cose la dottrina, come lla credenza nel karma, nella reincarnazione, ma tutto il resto è una filosofia di vita, una pratica nello zen poi non si trova l'ombra di dottrina è solo esperienza
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    Messaggio Da minimaxmeno Sab Lug 09 2011, 10:47

    Dottrina non significa teoria slegata dall'esperienza, né il termine teoria indica qualcosa di diverso da una sequenza di assunti legati tra loro in modo logico. Così una teoria può essere sensata oppure no, non avendo in sé, questo termine, alcuna positività o negatività di valore. Non ha, per me, nessun senso polemizzare, perché la dottrina metafisica non si presta a essere discussa. O la si vede oppure no, e per vederla si intende l'immediatezza dell'intuizione spirituale, chiamata dallo Zen col nome di satori, il terzo occhio risvegliato della dottrina induista la quale, ripeto, non è affatto una religione, come lo Zen non è assenza di dottrina. È tempo perso parlare di queste cose come se fossero questioni culturali. Per questo mi asterrò dal continuare a farlo. Ciao
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    Messaggio Da zyg Sab Lug 09 2011, 13:46

    Sì astieniti, mi pare tu non abbia nulla da condividere tempo perso davvero anche questa risposta
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    Messaggio Da minimaxmeno Sab Lug 09 2011, 14:16

    Da questa discussione in poi non avrà più senso, per te, chiedersi se l'io esista oppure no... Very Happy Wink
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    Messaggio Da zyg Sab Lug 09 2011, 14:17

    ahh stavi mettendo alla prova il mio ego? per questo quell'atteggiamneto indisponente?
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    Messaggio Da minimaxmeno Sab Lug 09 2011, 16:10

    No no, non era quel basso trucchetto da quattro soldi al quale ti riferisci... quello mio è un modo di essere, adottato dalla maggioranza dei rari individui che hanno perduto la possibilità di formulare ipotesi personali. Lo so che sconcerta quello che sto per dire, ma quando l'Assoluto, con l'esclusivo cattivo gusto che ne distingue la crudeltà, ti ha preso di mira aprendoti alla comunicazione col centro universale di te, dandoti la vista interiore, non relativa, dei princìpi universali, ci si sente impotenti, perché lo si è diventati davvero, a convincere anche una formica su come stanno in realtà le cose nascoste e, nello stesso tempo, mostrate dall'apparenza. La Verità dei princìpi universali non è comunicabile, perché il non relativo nel relativo non può essere infilato. È a causa di questo che alla dialettica si sostituisce l'indisposizione che appare essere supponenza. Naturalmente il dover rinunciare a formulare ipotesi, che si sanno essere strampalate in partenza, perché frutto individuale, non è cosa facile, almeno all'inizio del dramma cosmico che si è abbattuto sulla propria coscienza, trasformandola in consapevolezza priva del dubbio che rende umani. Per questo si tende a far pagare il prezzo alle persone che, già si sa, ti irrideranno senza sapere che la conoscenza che appare a loro ridicola non è frutto di idee o invenzioni tue, ma è dottrina sopra-umana più antica dello scorrere del tempo, alla quale è consentito l'accesso per volontà divina.
    Così, a questi malcapitati, accade di sapere cose che non ha senso dire perché quando dette perdono la loro essenza centrale, senza la quale restano vuote parole. Con questo senso d'impotenza non resta che una sola cosa da fare: lavorare su di sé per migliorarsi. Io non sono ancora arrivato a tanto, ma almeno so far ridere... Laughing
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    Messaggio Da admin Sab Lug 09 2011, 22:11

    partiamo da una osservazione , l'io allo stato , esiste in relazione al corpo biologico ,quindi l'individualità si identifica attraverso la separazione dal tutto , circoscritta dal corpo , da notare che più abbiamo percezione dei bisogni , più percepiamo il dolore , la fatica , il malessere e più diveniamo consapevoli o meglio coscienti della nostra individualità e separazione dal tutto ,ma se crediamo che la morte è solo un cambiamento di stato ,rimane da chiedersi , dissolto il corpo cosa rimarrà di noi?? certamente l'individualità a cui è affidata la coscienza dell'io , perderà la sua connotazione di bisogno , soffro quindi esisto , dato che siamo liberi dalla prigionia del corpo e dei bisogni biologici ......l'io ha la necessità di affermarsi solo in relazione alle sue necessità organiche, forse avremo una consapevolezza più globale e meno separata ... forse .cIAO zig è un piacere risentirti

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