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    Messaggio Da nickita7 Mer Gen 12 2011, 15:29

    La poesia


    Accadde in quell'età...La poesia
    venne a cercarmi. Non so da dove
    sia uscita, da inverno o fiume.
    Non so come né quando,
    no, non erano voci, non erano
    parole né silenzio,
    ma da una strada mi chiamava,
    dai rami della notte,
    bruscamente fra gli altri,
    fra violente fiamme
    o ritornando solo,
    era lì senza volto
    e mi toccava.
    Non sapevo che dire, la mia bocca
    non sapeva nominare,
    i miei occhi erano ciechi,
    e qualcosa batteva nel mio cuore,
    febbre o ali perdute,
    e mi feci da solo,
    decifrando quella bruciatura,
    e scrissi la prima riga incerta,
    vaga, senza corpo, pura
    sciocchezza,
    pura saggezza
    di chi non sa nulla,
    e vidi all'improvviso
    il cielo
    sgranato
    e aperto
    pianeti,
    piantagioni palpitanti,
    ombra ferita,
    crivellata
    da frette, fuoco e fiori,
    la notte travolgente, l'universo.
    Ed io, minimo essere,
    ebbro del grande vuoto
    costellato,
    a somiglianza, a immagine
    del mistero,
    mi sentii parte pura dell'abisso,
    ruotai con le stelle,
    il mio cuore si sparpagliò nel vento.


    Pablo Neruda


    Ultima modifica di nickita7 il Mar Gen 18 2011, 13:46 - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da nickita7 Gio Gen 13 2011, 11:51

    Le piccole danzatrici


    Deserto, salvo qualche pallida stella, il cielo
    Sogna; e deserta, sotto, la piccola strada
    Si ritrae nella sua ombra, segreta e schiva.
    Il sordo frastuono quasi non penetra in questo tranquillo rifugio;
    Tutto è buio, salvo dove si riversano raggi di luce
    Dalla finestra d'una taverna: li, dietro il ritmo vivace
    D'un organetto che suona allegro in fondo a un vicolo,
    Due bambine, tutte sole e senza spettatori,
    Reggendo le vestine sbrindellate, per aerei meandri
    Di moto, lievemente seguiti con agili piedi,
    Danzano composte: si guardano faccia a faccia,
    Occhi scintillanti, gravi di compiuta letizia.


    Laurence Binyon
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    Messaggio Da nickita7 Ven Gen 14 2011, 19:38

    Descrivere le nubi


    Descrivere le nubi è un talento che non ho.
    Cammino su un monte e dall'alto guardo
    verso le nubi che pendono dall'orbita blu,
    leggere e trasparenti,
    come cotone cardato dal vento,
    come un'idea bianca sul significato dell'esistenza.
    Forse, vi sono dèi che riesaminano la storia della genesi
    "Non ha una forma definita, quest'universo...
    le forme non hanno storia..."
    Guardo dall'alto e dalla futilità dell'informe vedo
    nascere la forma: piume d'uccelli crescono nelle corna
    [di bianchi caprioli,
    il volto umano spunta da un'ala
    d'uccello marino...
    Le nubi ci dipingono alla loro maniera
    i volti si confondono con la visione,
    nulla e nessuno è completo, dopo un istante
    la tua nuova immagine sarà una tigre ferita dallo scettro
    [del vento...
    ignoti pittori che ancora giocano davanti a te, e dipingono
    [l'eterno assoluto,
    bianco come le nubi sulle pareti dell'universo....
    I poeti con le nubi costruiscono case
    e se ne vanno...
    Per ogni sentimento un'immagine,
    per ogni tempo una nube,
    ma la vita delle nubi è breve nel vento,
    come la temporanea eternità delle poesie
    non svanisce e non dura.

    Per mia fortuna io cammino su un monte
    e dall'alto guardo
    verso le nubi...


    Mahmoud Darwish


    Ultima modifica di nickita7 il Sab Gen 15 2011, 16:27 - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da nickita7 Sab Gen 15 2011, 16:26

    The unending gift (Un dono interminabile)

    Un pittore ci promise un quadro.

    Adesso, nel New England, so che è morto. Ho sentito, co-
    me altre volte, la tristezza di capire che siamo co-
    me un sogno. Ho pensato all'uomo e al quadro
    perduti.

    (Soltanto gli dei possono promettere, perché sono immor-
    tali.)

    Ho pensato al luogo prestabilito che la tela non occuperà.

    Poi ho pensato: se la tela fosse lì, diverrebbe col tempo
    quella cosa in più, una cosa, una delle vanità o a-
    bitudini della mia casa; adesso è illimitata, inces-
    sante, capace di qualunque forma e di qualunque
    colore e non legata a nessuno.

    Essa esiste in qualche modo. Vivrà e crescerà come una
    musica, e rimarrà con me fino alla fine. Grazie,
    Jorge Larco.

    (Anche gli uomini possono promettere, perché nella pro-
    messa c'è qualcosa di immortale.)


    Jorge Luis Borges
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    Messaggio Da nickita7 Dom Gen 16 2011, 14:34

    Dio sta nei dettagli.

    Aby Warburg
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    Messaggio Da nickita7 Mer Gen 19 2011, 15:28

    La terra

    Senza immagine Dio vaga in paradiso
    ma preferirebbe fumarsi un sigaro
    o mangiarsi le unghie, e così via.

    Dio è il proprietario del paradiso
    ma agogna la terra, le grotticelle
    assonnate della terra, l’uccellino
    alla finestra della cucina, perfino
    gli assassini in fila come sedie scassate,
    perfino gli scrittori che scavano
    l’anima con il martello pneumatico,
    o gli ambulanti che vendono i loro
    animaletti per soldi, anche i loro
    bambini che annusano la musica
    e la fattoria bianca come un osso,
    seduta in braccio al suo granturco e anche
    la statua che ostenta la sua vedovanza,
    e perfino la scolaresca in riva all’oceano.
    Ma soprattutto invidia i corpi, Lui che non l’ha.

    Gli occhi apri-e-chiudi come una serratura
    che registrano migliaia di ricordi,
    e il cranio che include l’anguilla cervello
    - tavoletta cerata del mondo –
    le ossa e le giunture che si giungono
    e si disgiungono – e c’è il trucco -, i genitali,
    zavorra dell’eterno, e il cuore, certo,
    che ingoia le maree rendendole monde.

    Lui non invidia più di tanto l’anima.
    Lui è tutto anima, ma vorrebbe accasarla
    in un corpo e scendere quaggiù per farle
    fare un bagno ogni tanto.

    Anne Sexton
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    Messaggio Da nickita7 Dom Gen 23 2011, 20:05

    primo amore


    un tempo
    quando avevo 16 anni
    c'èra solo qualche scritore
    a darmi speranza e conforto.

    a mio padre non piacevano
    i libri e
    a mia madre neppure
    (perché non piacevano al babbo)
    specie i libri che prendevo io
    in biblioteca:
    D.H. Lawrence
    Dostoevskij
    Turgenev
    Gorkij
    A. Huxley
    Sinclair Lewis
    e altri.

    avevo la mia camera da letto
    ma alle 8 di sera
    bisognava filare tutti a nanna:
    "il mattino ha l'oro in bocca",
    diceva mio padre.

    poi gridava:
    "LUCI SPENTE!".

    allora mettevo la lampada
    sotto le coperte
    e continuavo a leggere
    sotto la luce calda e nascosta:
    Ibsen
    Shakespeare
    Cechov
    Jeffers
    Thurber
    Conrad Aiken
    e altri.

    mi offrivano una opportunità e qualche speranza
    in un posto senza opportunità
    speranza
    sentimento.

    me la guadagnavo.
    faceva caldo sotto le coperte.
    qualche volta fumavano le lenzuola
    allora spegnevo la lampada,
    la tenevo fuori per raffreddarla.

    senza quei libri
    non sono sicuro del tutto
    di cosa sarei diventato:
    delirante;
    parricida;
    idiota;
    buonannulla.

    quando mio padre gridava
    "LUCI SPENTE !"
    son sicuro che lo terrorizzava
    la parola ben tornita
    e immortalata
    una volta per tutte
    nelle pagine migliori
    della nostra più bella
    letteratura.

    ed essa era lì
    per me
    vicina a me
    sotto le coperte
    più donna di una donna
    più uomo di un uomo.

    era tutta per me
    ed io
    la presi.


    Charles Bukowski
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    Messaggio Da nickita7 Dom Gen 30 2011, 22:31

    Il mio elogio della polvere

    Quando la noia vi assale, state al gioco. Lasciate che vi prenda e vi schiacci; affondate, toccate il fondo. In generale, di fronte a cose sgradevoli, la regola è questa: quanto prima si tocca il fondo, tanto più rapidamente si torna a galla. Si tratta - per parafrasare un grande poeta di lingua inglese - di assicurarsi la piena visione del peggio. La ragione per la quale la noia merita un esame così attento è che essa rappresenta il tempo allo stato puro. (…)
    La noia, se vogliamo, è la vostra finestra sul tempo, su quelle sue proprietà che l'uomo tende a ignorare con qualche possibile pericolo per il proprio equilibrio mentale. In breve, è la vostra finestra sull'infinità del tempo, ovvero sulla vostra assoluta irrilevanza nel tempo (.. ).
    Quando questa finestra si apre, non cercate di chiuderla; al contrario, spalancatela. Perché la noia parla il linguaggio del tempo, e può insegnarvi la più preziosa lezione della vostra vita - quella che non avete ascoltato in nessuna scuola - la lezione della vostra assoluta irrilevanza. ( ... ) D'accordo, non sarà musica per le vostre orecchie; ma il senso della futilità, della limitata rilevanza dei vostri atti vale più di ogni illusione sulle loro conseguenze e più della relativa autoesaltazione.
    Perché la noia è un'invasione del tempo nella vostra scala di valori. ( ... ) E quanto più imparate sulla vostra reale dimensione, tanto più diventate umili e compassionevoli verso i vostri simili, verso quella polvere che danza in un raggio di sole o è già immobile sul piano del vostro tavolo. Ah, quanta vita è finita in quei granelli! Voi state a loro come il tempo sta a voi; ecco perché sembrano così piccoli. E sapete che cosa dice la polvere quando qualcuno la spazza via dal tavolo?
    "Ricordati di me", mormora la polvere.
    Nulla potrebbe essere tanto lontano dall'agenda mentale di chi è giovane e aggiornatissimo quanto il sentimento espresso in questo distico del poeta tedesco Peter Huchel, ora scomparso.
    L'ho citato perché mi piacerebbe instillare in voi un senso di affinità con le cose piccole - semi e piante, granelli di sabbia o zanzare - piccole ma numerose. Ho citato questi versi perché mi piacciono, perché in essi riconosco me stesso e, anzi, ogni organismo vivente che sarà spazzato via da questa o quella superficie. "Ricordati di me", mormora la polvere. E da queste parole si percepisce che, se dal tempo noi impariamo qualcosa su noi stessi, forse il tempo, a sua volta, può imparare qualcosa da noi. Che cosa? Che noi, tanto inferiori per rilevanza, lo superiamo in sensibilità.

    Josif Brodskij

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