QUALE FUTURO PER LE RELIGIONI?
Fallite le campagne antireligiose di governi un tempo potenti, non sono più così numerose ormai le persone disposte a scommettere che prima o poi le religioni scompariranno dal mondo. Ci si chiede invece quale ne sarà il futuro. Fra i seguaci delle varie religioni è ancora abbastanza radicata la convinzione che un giorno la propria religione sarà universalmente riconosciuta come essa appare ai loro occhi: la migliore di tutte.Ma questa convinzione, sia pur comprensibile, le fa apparire come tante parti contendenti per la supremazia del mondo e quindi rappresenta un ostacolo alla loro collaborazione e riabilitazione. Fra i numerosi punti da mettere in agenda per migliorare ulteriormente i rapporti fra le religioni vi è dunque anche questo: è possibile leggere nelle proprie Scritture una visione del futuro che preveda una pacifica e serena convivenza di tutte le religioni?
Un esame dettagliato degli insegnamenti escatologici delle varie Scritture esula dai limiti e dagli intenti di questo breve scritto. In linea generale, esse promettono un " ultimo Giorno" nel quale il bene prevarrà nelle cose del mondo. E fra le varie caratteristiche previste per quel lontano "ultimo Giorno" una delle più importanti è l’avvento dell’unità e della pace fra gli uomini. E’ mai possibile che le Scritture, ispirate da un unico Dio Padre di tutti e quindi intrise di amore universale, prevedano un futuro giorno di unità e pace ottenuto con la supremazia di un’unica tradizione religiosa su tutte le altre? Non è invece possibile che esse auspichino e descrivano uno stadio dall’umana civiltà caratterizzato dall’armoniosa convivenza di religioni identiche nella loro essenza e diverse solo negli insegnamenti accessori? E non è possibile che i recenti mutamenti nella distribuzione geografica e nelle relazioni fra i popoli ci offrano l’occasione di costruire tutti assieme questo futuro di unità e di pace?
Se questo deve essere l’ impegno nei prossimi decenni, sembra che questo traguardo di unità e di pace possa essere meglio conseguito
se ciascuno di noi si sforzerà di far riaffiorare l’essenza della propria religione - l’eterna legge dell’amore - e di dare alle differenze il peso che meritano, senza trasformarle in motivo di orgoglio confessionale o tanto meno di contesa con gli altri,
se ciascuno di noi smetterà di pensare che il Dio nel quale tutti crediamo, dal quale ci proviene ogni bene, abbia voluto fare differenze fra le varie parti del mondo, privilegiandone alcune e trascurandone altre
e se ciascuno di noi estenderà il comune invito di tutte le Scritture di considerare il prossimo come un fratello, a tutti gli esseri umani del globo, al di là di qualunque divergenza teologica.
E sarà molto più facile assumere questi atteggiamenti, se ciascuno di noi riconoscerà " che i popoli del mondo, a qualsiasi razza appartengano,si ispirano a un'unica Fonte celeste e sono sudditi di un soloDio" e che la "differenza degli ordinamenti sotto cui vivono deve attribuirsi ai bisogni e alle esigenze del tempo in cui essi furono rivelati".
Sarà allora più facile "accostarsi ai seguaci di rutte le religioni in ispirito di amicizia e fratellanza".
(tratto da”Per un solo Dio” di Julio Savi Casa Editrice Baha’i)
Fallite le campagne antireligiose di governi un tempo potenti, non sono più così numerose ormai le persone disposte a scommettere che prima o poi le religioni scompariranno dal mondo. Ci si chiede invece quale ne sarà il futuro. Fra i seguaci delle varie religioni è ancora abbastanza radicata la convinzione che un giorno la propria religione sarà universalmente riconosciuta come essa appare ai loro occhi: la migliore di tutte.Ma questa convinzione, sia pur comprensibile, le fa apparire come tante parti contendenti per la supremazia del mondo e quindi rappresenta un ostacolo alla loro collaborazione e riabilitazione. Fra i numerosi punti da mettere in agenda per migliorare ulteriormente i rapporti fra le religioni vi è dunque anche questo: è possibile leggere nelle proprie Scritture una visione del futuro che preveda una pacifica e serena convivenza di tutte le religioni?
Un esame dettagliato degli insegnamenti escatologici delle varie Scritture esula dai limiti e dagli intenti di questo breve scritto. In linea generale, esse promettono un " ultimo Giorno" nel quale il bene prevarrà nelle cose del mondo. E fra le varie caratteristiche previste per quel lontano "ultimo Giorno" una delle più importanti è l’avvento dell’unità e della pace fra gli uomini. E’ mai possibile che le Scritture, ispirate da un unico Dio Padre di tutti e quindi intrise di amore universale, prevedano un futuro giorno di unità e pace ottenuto con la supremazia di un’unica tradizione religiosa su tutte le altre? Non è invece possibile che esse auspichino e descrivano uno stadio dall’umana civiltà caratterizzato dall’armoniosa convivenza di religioni identiche nella loro essenza e diverse solo negli insegnamenti accessori? E non è possibile che i recenti mutamenti nella distribuzione geografica e nelle relazioni fra i popoli ci offrano l’occasione di costruire tutti assieme questo futuro di unità e di pace?
Se questo deve essere l’ impegno nei prossimi decenni, sembra che questo traguardo di unità e di pace possa essere meglio conseguito
se ciascuno di noi si sforzerà di far riaffiorare l’essenza della propria religione - l’eterna legge dell’amore - e di dare alle differenze il peso che meritano, senza trasformarle in motivo di orgoglio confessionale o tanto meno di contesa con gli altri,
se ciascuno di noi smetterà di pensare che il Dio nel quale tutti crediamo, dal quale ci proviene ogni bene, abbia voluto fare differenze fra le varie parti del mondo, privilegiandone alcune e trascurandone altre
e se ciascuno di noi estenderà il comune invito di tutte le Scritture di considerare il prossimo come un fratello, a tutti gli esseri umani del globo, al di là di qualunque divergenza teologica.
E sarà molto più facile assumere questi atteggiamenti, se ciascuno di noi riconoscerà " che i popoli del mondo, a qualsiasi razza appartengano,si ispirano a un'unica Fonte celeste e sono sudditi di un soloDio" e che la "differenza degli ordinamenti sotto cui vivono deve attribuirsi ai bisogni e alle esigenze del tempo in cui essi furono rivelati".
Sarà allora più facile "accostarsi ai seguaci di rutte le religioni in ispirito di amicizia e fratellanza".
(tratto da”Per un solo Dio” di Julio Savi Casa Editrice Baha’i)